Fabio Peserico
TRANSITARE
Imparare a guardare ciò che si teme
Transitare significa “apertamente” passare da una parte ad un’altra parte. Il più lungo transito che io conosca è quello che va dall’inizio della vita alla fine della vita. E in mezzo ci sta tutta la vita. Il buono e il tristo (“Della vita non si butta via niente” dice Mina in una sua bella canzone dall’album Facile del 2009). Noi non sappiamo mai esattamente a che punto del nostro Transitare siamo in un preciso momento della nostra vita.
Io leggo questo buono e profondo libro di Fabio Peserico non tanto come la ricerca sul Tempo a cui fino ad oggi sono arrivato, ma leggo una veduta realistica e fiduciosa sul Tempo che mi aspetta davanti. Che mi aspetta e che “mi spetta”. Il Pensiero di Futuro insomma.
Nanni Moretti nel film Aprile del 1988 stava con un amico (nel giorno del suo 44° compleanno) il quale aveva in mano un righello a molla e lo tirava avanti e indietro chiedendo ad un certo punto a Nanni fino a quanti anni egli pensava di arrivare a vivere. Nanni risponde “80 anni”. “Ecco” -dice l’amico sempre con il righello in mano- “Il tempo che ti rimane da vivere è semplice da calcolare: 80 meno 44”. E Nanni Moretti, in questa misurazione sbilanciata verso il difetto, si rattristava assai e, cincischiando con il righello a sua volta, diceva tra sé e sè: “Avrei potuto dire 90 o 95! Che stupido sono stato!”.
Ecco. Peserico parla invece nel suo Transitare di un “continuo ‘avere da essere’” (se vogliamo heideggeriano). E direi che è questa la proiezione in avanti che permea questo libro, e nello stesso tempo invita il lettore a vivere bene (per quanto possibile) l’opportunità di arricchirsi dal Tempo proprio quando l’anagrafe scandisce i suoi passi più lenti. Senza tirare la molla del righello più del dovuto e lecito.
Guido Savio