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CAOS

OLTRE IL DISORDINE (PER CAPIRE)

Il caos è tutto ciò che non è scorrevole, funzionale, mentre è noto che la “funzionalità” è la condizione della produzione della soddisfazione: dunque ciò che non scorre non può portare a soddisfazione perché prigioniero della logica del disordine. Il caos non ha ovviamente un proprio procedere autonomo, né un proprio limite (trattandosi appunto di caos). Il caos è l’indistinto e l’indistinto è l’angoscia, la determinazione di nulla. Porta a noia e impedisce la passione.

Il caos è contro il procedere lineare del tempo e quindi anche contro il moto del capire: se non c’è tempo “stabilito” non è possibile il capire.

Questo è un grande salto, perché per capire ci vuole forza. La forza dell’intelletto, ma soprattutto la forza della volontà: chi capisce lo vuole, e vuole metterci forza nel suo atto. Questa forza del capire è appannaggio dell’altro: la metto a disposizione dell’altro nel senso che mi metto in ascolto: offro il mio tempo a chi mi dice: a chi mi dice di se stesso, che poi è l’unico argomento (di conversazione) che ci interessa: che l’altro dica di sé. Non tanto perché siamo “curiosi” della confidenza dell’altro, ma perché l’altro che mi parla di sé diventa un figlio come me, uno che fa delle domande, del tipo: “che cosa ne pensi di quello che dico?”. O meglio: “visto che te lo dico, che cosa ne pensi di quello che sono?”.

E allora “io sono quello che sono”, sta a te l’avvicinamento nei miei confronti o il rifiuto. E’ l’altro che mi conferma la sua identità: diversamente non può essere.

Guido Savio

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