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CARTA DI IDENTITA’

BAMBINO E IDENTIFICAZIONE

IDENTIFICAZIONE BAMBINO

Nel discorso di L. Grinberg il bambino fa seguire due fasi ben distinte nel suo processo di identificazione. Identificazione vuol dire solo “il pensiero mio di chi sono io”.

Il concetto di identificazione primaria, considerarata come la forma più primitiva di legame affettivo con l’oggetto, antecedente ad ogni forma di differenziazione tra Io e oggetto.

Il concetto di identificazione secondaria che presuppone una differenziazione tra Io e l’oggetto e rappresenta l’anello di passaggio verso identificazioni più mature che saranno poi alla base della entrata nel mondo vero e proprio da parte del bambino.

Quello che mi interessa sottolineare in questa questione della identificazione (cioè il pensiero che noi abbiamo di noi) è che la identificazione non di un processo avvenuto “una tantum”, un passaggio temporale nella evoluzione del bambino, ma si tratta di un evento che noi continuamente compiamo, (o non riusciamo a compiere) nella nostra realtà di soggetti cosiddetti maturi.

Non sempre noi ci stacchiamo dall’oggetto, vedi ad esempio le dipendenze, ma anche forme semplicemente più nevrotiche quali la gelosia, la ossessività, il senso di colpa, il timore di abbandono, l’invidia, etc., tutte forme in cui noi non siamo capaci di vivere di vita propria non essendo capaci di reggere la “separazione” dall’oggetto tanto amato (e proprio per questo) tanto odiato.

Il bambino “vuole” l’oggetto perché lo sdogana dalla relazione. Ma altrettanto non possiamo noi uomini e donne perché solo di relazione viviamo.

La fase dello specchio di Lacan, ormai trita e ritrita, afferma che il bambino vede se stesso nell’Altro. Che cosa significa? Che io sono chi l’altro vede, e vedo me stesso solo attraverso gli occhi dell’altro (se così voglio intendere, e dunque non sono né un perverso né uno psicotico).

“Come ha affermato Freud, l’Io è il prodotto di una differenziazione progressiva dall’Altro”. (L. Grinberg, Teoria dell’identificazione, Loescher, Torino 1972, p. 23). Altro maiuscolo. Dunque dal mondo. Io sono nel mondo e nello stesso tempo differenziato da esso. Il posto della mia vita è la parte del mondo che io mi scelgo, non la esclusione dal mondo.

La mia vita è la identificazione che io ho con il mondo (devo trovare gente simile a me per sopravvivere) e nello stesso tempo devo accettare di essere unico e diverso da tutto. Cioè identificato. Identificabile.

Poi io mi identifico da me nel senso che lavoro, da bambino in su, per avere di me un pensiero sufficientemente gratificante per passare il tempo, per passare la giornata, per arrivare a sera, per fare progetti per il futuro. Ma questo pensiero non potrà mai staccarsi dal mio staccarmi dall’oggetto dal quale chiedo il sostentamento, la vita, l’alimento. Il mio pensiero è pensiero nel momento in cui si distacca dalla forma dell’altro (madre) e si staglia verso il desiderio di Altro (uomini e donne diverse da mia madre).

Guido Savio

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