L’ ONORE DELLA VIA PAL
“Erno Nemecsek, segretario della Società dello Stucco e capitano del Grund di via Pál, aveva gli occhi chiusi in un sonno da cui non si sarebbe mai più destato. Non vedeva e non sentiva più niente di ciò che avveniva lì attorno perché gli angeli avevano portato via il suo udito e la sua vista, là dove solo coloro che sono come il capitano Erno Nemecsek vedono la luce radiosa e
ascoltano la musica celeste”.
Ferenc Molnàr, I ragazzi della via Pàl.
Questo è stato un libro intimo per molti di noi. Un libro dai messaggi chiari e capaci di entrare e toccare. I sentimenti, i valori, le lealtà. Nemecsek Erno, il piccolo biondo eroe che sacrificò la sua vita per la sua “patria”.
Il gioco delle due bande della periferia di Budapest è preso temendamente sul serio, come tremendamente possono prendere la vita i preadolescenti (e noi che leggevamo il libro). E quando questo gioco (che è il gioco dell’onore) costa la vita al biondino Nemecsek, noi giovani lettori abbiamo pianto tutti di fronte alla sua morte.
Il biondino muore per onore, per non tradire. Offre la sua vita. Una morte per “onore”. Un valore che a quella età conoscevamo benissimo e che ci rendeva fieri di conoscerlo. Tempo fa sono tornato a Budapest. La prima cosa che sono andato a vedere è stata la scuola dei “ragazzi”. E in effetti loro sono ancora là. Adesso sono statue di bronzo. C’è Boka, Gereb, Nemecsek. Tutti soldati schierati contro i nemici delle “camicie rosse”.
Penso che solo chi ha letto il libro possa intendere queste riflessioni. Il mio è un invito a farlo. Perchè la purezza dell’onore è una purezza che non dovrebbe conoscere età. E la storia ora ci chiama a leggere il senso dell’onore che è dentro ciascuno di noi.
Guido Savio