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PARCO DELLA VITTORIA ( IL DIRITTO DEI BAMBINI)
Chi è il soggetto di diritto? E’ colui che si “guadagna” il diritto che l’altro lo tratti come un soggetto che ha tutti i suoi diritti. Lo rispetti dunque. E rispetti e favorisca il suo percorso verso la Soddisfazione. Che poi significa Salute.
Tutto qui. In tutti i rapporti umani.
E il bambino? Come si forma e si sviluppa il suo Pensiero di Diritto? Che lui ha Diritto ad avere Diritto?
Porto in questo scritto solo fatti (tratti dall’ascolto clinico) di quelle che, a mio modo di vedere, sono strutturazioni del Diritto del bambino a “rappresentare” la propria Identità.
A mio modo di intenderla Diritto e Identità in una persona si sovrappongono e sono gli unici binari percorribili verso la soddisfazione.
Una bambina gioca a Monopoli con il proprio padre. La bambina è fortunata perchè possiede le caselle sia di Viale dei Giardini sia di Parco della Vittoria: il massimo. Il padre cade spesso dentro a queste caselle ma lei “finge” di non accorgersi e non fa mai pagare la “tassa” al papà, fa finta di niente. Il padre, dopo un po’ di questa manfrina, le fa notare la questione anomala (anomalia, a-nomos). Allora la bambina, rincuorata dalle parole del padre e vinto il senso di colpa che le impediva di fargli pagare la “tassa”, comincia a riscuotere il danaro e vince la partita.
Il pensiero di Diritto, in questo caso, è rappresentato dall’abbandono, da parte della bambina, della sua opposizione (inibizione) ad avere Diritto al pagamento della tassa da parte del padre. Evidentemente la bambina “non aveva il coraggio” di fare valere il proprio Diritto davanti al padre (Padre) ed era caduta in una insana inibizione. Superata la inibizione, la bambina mette in atto il proprio pensiero produttivo, se vogliamo il proprio “principio di piacere” che recita: “Non opporti al tuo Diritto”.
Per dire ancora su questa bambina. La bambina che possiede le caselle della Via dei Giardini e del Parco della Vittoria , aveva timore che il padre, in qualche modo, potesse “arrabbiarsi” con lei perché lei chiedeva la riscossione, cioè il suo Diritto. E la partita andava avanti in modo scorretto e senza Regole.
Finchè il padre non pone la questione: “Perché non mi chiedi di pagare?”. Le cose stavano andando avanti “fuori regola”.
Finchè alla domanda del padre la bambina risponde: “Posso?”. “Certo che puoi, anzi devi”, risponde il padre (cosi parlerebbe anche il Padre). E questa è la istituzione del Diritto.
E’ l’appropriazione del “Posso?” l’inizio del Diritto, e dunque della Libertà di domandare.
E il gioco finisce bene sia per la figlia che per il padre.
Soggetto di diritto è il giovane medico Sidney Poitiers nel film Indovina chi viene a cena? con Catherine Hepburn e Spencer Tracy. Il neodottore quando il proprio padre, vicino al caminetto, in un momento di contrasto decisionale e generazionale gli rimarca di averlo “mantenuto” fino alla laurea, afferma: “Sì, ma era tuo dovere” dunque mio Diritto.
Ancora soggetto di diritto è quella bambina di quattro anni che, seduta a tavola davanti al suo piatto di minestra, pur non avendone bisogno di essere aiutata nell’avvicinare il cucchiaio alla bocca, chiede al proprio padre: “Aiutami a mangiare”, volendo in questo chiedere al padre non tanto il cucchiaio pieno ma che il Corpo del padre, bensì la relazione, il calore, lo stare assieme al di fuori dalla logica del bisogno (di mangiare). La bambina chiede al proprio padre di stare con lei avendone diritto, pensandolo e praticandolo: questo è il pensiero di Diritto. La bambina passa dal bisogno (di mangiare, che non ha, in quanto è capace da sola) al desiderio del Corpo del padre (che presuppone la domanda di relazione).
La domanda è il prodromo della Libertà e del Diritto. Non si è liberi se non si “ha il coraggio e l’umiltà” di chiedere all’altro.
La Libertà è sempre un pensiero di produzione di Diritto. Produzione significa il pensiero che qualcuno ha piacere che io abbia piacere. Prodotto è che poi, alla fine della fiera, tutti e due ci proviamo gusto.
Il pensiero produttivo di Diritto è messo in moto dall’altro pensiero che recita: “Qualcuno (il Padre) mi ama quando io cerco la mia soddisfazione” (vedi la bambina del Monopoli). Ed è questo poi il Pensiero che fa guarire dalla nevrosi: il mio sentirmi autorizzato, dunque amato, quando perseguo la mia salute, la mia soddisfazione, il mio Diritto. Senza questo Pensiero di amore che l’ altro ha per me (oltre a tutti gli altri ovvi sentimenti “negativi”) nessuna cura è possibile, e neppure nessuna relazione.
Riporto un esempio del rovescio della medaglia, ovvero la incapacità del bambino di porre la sua questione del Diritto.
Un bambino di scuola elementare, di precoce ingegno e di precoci idee produttive, (disegni, disegni, disegni) correva sempre con le sue scoperte e le sue trovate e i suoi fogli dal padre e gliele mostrava. Il padre, sempre assorto nei suoi affari (spesso banale lettura del giornale), rispondeva sempre distratto: “Sì, sì, va bene, bello”. Il bambino cercava una relazione (come la bambina del cucchiaio) con il padre, e invece trovava una fonte esterna prosciugata, un falso giudizio, una assenza. Dovette la madre, ad un certo punto della tiritera, intervenire e dire al padre (dunque facendo lei da Padre): “Ma dagli una soddisfazione a questo bambino!”
Quel bambino è poi diventato un uomo (ma questo non certo per merito del padre) che non ha mai saputo darsi Diritto ad essere soddisfatto dei propri prodotti, dei propri quadri, dei propri pensieri, della propria vita. So che ha venduto pochissimi quadri e non so come sia andata (a finire) la sua vita.
Per concludere il mio breve discorso sul Diritto del bambino, un ultimo e ameno esempio.
Il bambino è in vacanza al mare con la mamma mentre il babbo, sta a casa a lavorare (come da copione). I due per andare in spiaggia prendono l’ascensore dell’albergo. Nell’ascensore, pronto alla caccia, si fa sempre trovare un tizio, il solito gallo, che fa le moine al bambino (per tanto ovviamente quanto illusoriamente, passare alla mamma!), il quale bambino, per “difendere” la mamma, si attacca alle sue gambe.
Il tizio tenta, un certo giorno, l’aggancio alla donna ma rivolgendosi al bambino con questa domanda: “Allora, non me lo vuoi proprio dire come si chiama la tua bella mamma?”. Il bambino, sveglio quanto basta, dopo averci pensato neanche tanto, risponde dritto (Diritto): “Come si chiami Io non lo so, ma so che il babbo la chiama Silvana”.
Cosa significa questo? Significa che la mamma non è più “la sua mamma” (possesso edipico), se ci sta con un altro uomo che la chiama Silvana (in quanto donna). Poi c’è posto anche per lui piccolo figlio.
Il bambino, anche se piccolo, pone le regole del Diritto, anche del suo diritto, di difendersi e difenderee la mamma dall’usurpatore (del Diritto).
In altri termini: giù le mani non dalla “mia mamma” ma da questa donna, perchè è stata preferita, scelta, sia da me (Edipo risolto) sia dal papà, cioè da altri due uomini: tu sei il terzo incomodo, dunque stattene fuori. Perchè questa donna ha scelto ed è stata scelta (ma scelta anche da me) e amata da un altro uomo, caro galletto, diverso da te, che nella fattispecie è poi anche mio padre. Cioè mia madre è diventata tale in quanto donna che tra l’Altro ha scelto un altro del sesso diverso dal suo. Da cui sono nato io. Identità e Diritto. Identità è Diritto. Il bambino, anche se piccolo, pone le regole del Diritto, anche del suo diritto, di difendersi e difendere la mamma dall’usurpatore (del Diritto).
GUIDO SAVIO