SIAMO TUTTI PICCOLI
Penso che tutti noi umani ci aspettiamo dall’ altro qualcosa che non esiste. Che sia “grande”, sicuro, deciso, a volte infallibile. Eppurvia la realtà ci dice che siamo tutti piccoli, fragili e barcollanti nel nostro cammino (compresi i presunti “grandi”). Anche i grandi della storia, anche i grandi della letteratura, della musica, etc. hanno avuto una grandezza nel loro specifico, ma spessso una piccolezza infinita nella loro vita. Da Bertrand Russel a Conan Doyle le definizioni sulla pochezza umana si sprecano. Ma non è di questo che voglio parlare in queste poche righe.
Voglio parlare della nostra “aspettativa” nei confronti dell’altro, nella nostra fame che l’altro ci nutra con le virtù che noi non abbiamo, che l’altro riempia con la sua possanza la nostra mancanza. E allora chiediamo che il padre sia…che la madre sia…che il professore sia… che il politico sia…che lo Stato sia…che la politica sia… Ci aspettiamo che la alterità abbia una statura che ci mette in sicurezza quando noi siamo nelle peste.
Invece tutto ciò non esiste. Esistono irrazionalità e a volte follia (lo stiamo vedendo in questi giorni).
Esiste tuttavia anche un sano ragionare, nostro e dell’altro, esiste anche un sano preoccuparsi e preoccuparci di noi. Esiste anche una sana, sanissima nostra umiltà. Esiste, in fin dei conti, qualcosa di buono che fa muovere la macchina. Altrimenti rimarrebbe ferma ai box.
Ma che la macchina viaggi come vorremmo noi non può essere una pretesa. Sarebbe la angoscia garantita. Il mondo va per la sua strada. E noi non ne siamo sempre i protagonisti. Antagonisti? Ce ne guardi Iddio. Siamo presenza e “esserci” heideggeriani, gettati nel mondo o “arrischiati al mondo”.
Starà mai qui il “bello” della vita? Io penso di sì.
GUIDO SAVIO