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GUIDO SAVIO: “CE N’E’ SEMPRE ANCORA”

 

CE N’E’ SEMPRE ANCORA

Ricordo fin da bambino, che quando pranzavo a casa, con i miei genitori, guardavo sempre nella pentola o nella padella per vedere, ma forse meglio, calcolare, se ce ne fosse un’altra “rata” ancora per me. Dopo che gli altri si erano serviti.

Insomma, stavo attento che io non ne restassi senza quando ne avrei avuto bisogno, al secondo piatto, o quando la mia fame non si fosse ancora estinta (il che accadeva assai raramente).

Allora non conoscevo, ovviamente, L.C. Robbins Quando scriveva che la scienza politica è «la scienza che studia il comportamento umano come relazione tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi». Cioè con il fatto che i beni si esauriscono, prima o poi.

Né tanto meno conoscevo la riflessione di J.P. Sartre che diceva, all’interno della sua teoria della “Penuria delle risorse” :

“Il filosofo, cinquanta anni fa, parlava della situaione globale delle società umane: la loro storia si è sempre basata su problematiche di relazione con la penuria delle risorse, e queste condizioni posero questioni che, ancora oggi, chiedono una risposta.

Le società hanno dovuto organizzare le loro strutture per fare fronte alla povertà di materiale, tempo e risorse umane. Questa è l’occasione di pensare alla attività umana e la sua posizione nell’Universo”.

In sostanza, e giustamente, Sartre affermava che non ce ne sarà sempre per tutti. Materialmente e oggettivamente.

Tuttavia a me il discorso non andava tanto bene. Pensavo che un conto era il dato oggettivo, e un altro quello soggettivo. Pensavo fin da ragazzino che se uno pensa che ce ne sarà (sempre) anche per lui è meglio che pensare che lui resterà povero ed affamato dalla penuria delle risorse (il dato oggettivo).

Né tanto meno conoscevo Hobbes che nel Leviatano scriveva , d’altro canto, che uno dei mali economici più rilevanti, e anche psicologici, è il pensiero della “penuria della risorse”. Cioè che non ce n’è abbastanza per tutti. Dico pensiero individuale (psicologico, intimo, di aiuto che io posso dare a me stesso, di vedere il mezzo bicchiere pieno anzichè quello vuoto), non dato statistico o storico. Ma quando l’ho incontrato, questo pensiero, al Liceo, ho riconosciuto che era anche un mio pensiero da ragazzino. Cioè il pensiero sano è il pensiero che ce n’è sempre per tutti (anche se la borsa piange).

Quando andavo a pranzo da mia zia, e la tavola era davvero affollata, il mio pensiero principe era se gli altri se ne prendessero, di carne, di più di quello che dopo ne sarebbe rimasto a me.

Ovviamente quella era una patologia.

Ma ecco che questa patologia io vorrei rivoltarla, in queste righe, in un pensiero di virtù: il pensiero, cioè che malgrado tutto e malgrado tutti, per me ce n’è abbastanza. Di cibo, di vita, di aria, di possibilità, di aspettativa, se vogliamo anche di felicità. Come diceva la mistica Giuliana di Norwich: “Andrà tutto bene, tutto andrà bene, malgrado l’apparente”. Cioè ciò che appare, ciò che è nella nostra proiezione della realtà, andrà bene, perchè c’è il nostro pensiero a dirigerlo. Per quanto si può.

Eh sì, la fede, il gettare il proprio cuore oltre l’ostacolo. Forse contro l’oggettivo e la statistica o la previsione dei cosiddetti esperti.

Di questi tempi non abbiamo alternativa.

Io ho sempre detto e scritto che il pensiero della “penuria delle risorse” è un pensiero depressivo, che ci tira già per la giacchetta. Mentre il pensiero che : ”Ce n’è anche, e forse, sempre, per me” è il pensiero della salute.

Poi si sa. Nella vita pochi hanno e molti non hanno.

Pensare che non c’è abbastanza tempo per me nella vita, o che non c’è abbastanza carne sulla tavola è la stessa cosa.

Basta sapere avere misura. Qualcuno dice “accontentarsi”.

Il secondo giro non è garantito per nessuno. Se tuttavia questo ne diviene una pretesa, ci ammaliamo.

Ascoltiamo dunque sempre Giuliana di Norwich.

GUIDO SAVIO

 

 

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