Capita nella vita che l’altro, l’altro dell’amore, ti racconti una bugia. Noi ci stiamo male, soffriamo. Di sicuro l’altra persona (il bugiardo) dice che non si tratta di una bugia. E dunque in qualche modo noi accettiamo, possiamo accettare, magari accettiamo anche l’evidenza: tiriamo avanti. Sulle piccole cose della vita si può anche soprassedere. Per l’appunto si può “tirare avanti”.
Capita tuttavia nella vita che la bugia sia “prolungata”: ovvero che tra i due dell’amore la bugia sia “lo strumento” per stare assieme: ovvero che non ci si dice come le cose stanno. Questo per vantaggio, interesse, quieto vivere, amore per se stessi.
Per me la bugia è “dire, fare, baciare” quello che non si è. Sapendolo.
Io penso che quando la bugia è patente tra due ci sia (e ci debba essere) una profonda disistima. Un profondo dolore. Un profondo cordoglio per chi la bugia la dice e per chi la bugia la accetta.
Però sorge, per fortuna o per disgrazia,la questione del compromesso.
Se bugia non è tradimento, vessazione, straneamento, violenza fisica o psicologica o peggio, se bugia è (solo) non chiamare le cose con il proprio nome, ci può essere compromesso. Ovvero si può tirare avanti.
So benissimo che le cose come le chiamo io, il nome non hanno uguale al tuo. Ma (però) almeno cerchiamo di avvicinarci.
Spesso nell’amore non ci si avvicina nemmeno al mettere in discuzssione il peso della bugia. La bugia (nè malevola nè fedifraga) è il pane quotidiano, il “frame” delle discussioni, il senso dell’arrivare fino a sera.
E così si va avanti. Si tira avanti. In ogni caso non si retrocede e non si rompe il rapporto. Non ci si rompe la testa. Non si precipita dal precipizio.
Io penso che il rapporto vada rotto solo se sanguina. Non so se la continuità della bugia sia un sanguinamento tra due che chiede cesura. Anche una “coltellata”. A volte sì. A volte no.
Solo se dalla pelle ne escono i nervi. Sorry per la crudezza.
GUIDO SAVIO