IL PASSO DEL DESIDERIO
L’uomo si pone sostanzialmente una sola domanda, anche se spesso mescolata con altre: “Dove sta la mia soddisfazione e quando posso dirmi e sentirmi realmente soddisfatto?”.
Ce lo chiediamo nelle nostre domande razionali, di cervello, nelle domande discorsive con i nostri amici, tanto quanto ce lo chiediamo nell’intimo delle nostre notti, nei momenti della nostra solitudine.
Questo ci chiediamo: “Quanto il nostro desiderare sia soddisfatto. Quanto il nostro desiderare trovi una pace, un fermo, un punto di arrivo, dove noi possiamo dire…’Eccomi apposto'”.
“Apposto” (ecco dunque) significa “al mio posto”, al posto della mia soddisfazione, cioè quella che mi è consentita e che mi sono meritato, al posto in cui devo stare per vivere il piacere e non chiedere troppo per andare incontro al dispiacere (il quale dispiacere è sempre domanda di eccesso, è sempre la domanda successiva di chi non sa fermarsi).
Conosco una infinità di persone che hanno troppo “voluto” dalla vita (non “nella vita”) e si sono ritrovati a… mendicare.
Allora propongo un paradosso. Propongo “il” paradosso del ragionamento umano sulla possibilità di raggiungere la soddisfazione.
Considerando (e qui, in questo sito, in queste riflessioni sempre lo abbiamo sostenuto) che alla soddisfazione ce ne manca sempre un pezzo… Allora…..
Il paradosso di Achille e la tartaruga.
Il Paradosso di Achille e la tartaruga – uno dei paradossi di Zenone più famosi – afferma che se Achille (detto “pie’ veloce”) venisse sfidato da una tartaruga nella corsa e concedesse alla tartaruga un “piede” di vantaggio, egli non riuscirebbe mai a raggiungerla, dato che Achille dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga che, nel frattempo, sarà avanzata raggiungendo una nuova posizione che la farà essere ancora in vantaggio; quando poi Achille raggiungerà quella posizione nuovamente la tartaruga sarà avanzata precedendolo ancora. E così via.
Questo stesso discorso si può ripetere per tutte le posizioni successivamente occupate dalla tartaruga e così la distanza tra Achille e la lenta tartaruga pur riducendosi verso l’infinitamente piccolo non arriverà mai ad essere pari a zero.
In pratica, posto che la velocità di Achille (Va ) sia N volte quella della tartaruga (Vt ) le cose avvengono così:
•dopo un certo tempo T1 Achille arriva dove era la tartaruga alla partenza (L1 ).
•nel frattempo la tartaruga ha compiuto un pezzo di strada e si trova nel punto L2 .
•occorre un ulteriore tempo T2 per giungere in L2
•ma nel frattempo la tartaruga è giunta nel punto L3 … e così via.
Quindi per raggiungere la tartaruga Achille impiega un tempo T= t1+ t2+t3+…+tn +…
e quindi non la raggiungerà mai, sebbene comunque la distanza tra T (Tartaruga) e A (Achille) si possa sempre più restringere.
La morale? La questione della nostra soddisfazione non è un paradosso (non certo quello di Zenone), eppure la nostra salute è legata al paradosso di capire che non saremmo mai soddisfatti dalle stime che noi abbiamo fatto in partenza, dalle aspettativa del nostro corpo, dalle pretese della nostra “coscienza”. Non saremo mai soddisfatti da ciò che vogliamo noi.
Sappiamo tutti che, nella realtà (oggettiva) Achille raggiunge la tartaruga nel giro di pochi passi. Ma dobbiamo anche sapere che nella realtà (soggettiva) il raggiungimento della nostra meta passa attraverso indicatori e condizioni che non dipendono nè da noi, nè dalla logica, nè dalla oggettività. Nè dalla sabbia che divide l’eroe greco dalla misera tartaruga. Questo perchè la soddisfazione nostra non sta nelle nostre mani, ma nella relazione. Non sta in due ma in quattro mani.
Dipende dalla relazione che io ho con l’altro. Dipende dalla misura della mia domanda e dalla misura della risposta dell’altro. Che non saranno mai sovrapponibili. Ovvero… ce ne manca sempre un pezzo. Perchè l’altro è sempre portatore di mancanza, oltre che, beneauguratamente, di una presenza tanto quanto gradita.
Per questo, “davvero”, Achille non ragiunge mai la tartaruga.
Guido Savio