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LA RICERCA E IL DESIDERIO

La ri-cerca, quello che noi ci poniamo davanti agli occhi e al cuore, come afferma la parola è un ri-petere. Un tornare nello stesso luogo. Quale? Senza dubbio quello in cui in qualche modo noi abbiamo sperimentato una soddisfazione e un piacere. Si torna sempre dove si è stati bene, almeno ci si prova (perché è altrettanto vero che chi sta male torna dove non piacere ma dolore ha provato. Ma qui si parla di “malattia”). La vita è un darsi da fare, qualcuno lo chiama “lavorare”, per arrivare alla salvezza. Cercando di evitare quanto si può i “luoghi del delitto”, e privilegiando quanto si può i luoghi del bene- stare.

Questo darsi da fare noi lo chiamiamo desiderio, che come la ri-cerca è un tornare da qualche parte dove noi prima abbiamo sperimentato il piacere.

Si dice che il desiderio “è il desiderio dell’altro”: di quello che noi siamo stati nel passato come persone che hanno desiderato. In due sensi.

Primo: se io desidero, desidero sempre la alterità che l’altro mi offre, desidero il suo corpo come meta del mio muovermi. Desidero in altre parole qualcuno che dia credito ai miei talenti, visto che da solo ce la faccio fino ad un certo piunto.

Secondo: se io desidero è perché ho visto qualcun altro desiderare, ho imparato da qualcun altro come si fa a desiderare, qualcuno mi ha fatto vedere… come si fa. Banale: se da bambino ho visto che il mio amichetto desiderava “quella” amichetta, allora mi è balzato in testa di desiderarla anche io. Poi, su chi arriva per primo, è una questione di muscoli.

Per desiderare bisogna essere in due: desiderati o desideranti.

Essendo due il numero buono è necessario che esso sia regolato da un principio, appunto quello del piacere. Nel senso che il piacere deve avere una norma, una norma tanto laica quanto giuridica redatta dai due che sono in ballo, nella relazione, nella amicizia, negli affari, nell’amore.

Tanto la ricerca quanto il desiderio ( lavoro a cui siamo chiamati per restare in vita e per salvarci in questa vita) sono retti dalla speranza. Il tempo futuro. Lungi dall’essere l’ ultima dea la speranza è la benzina del nostro muoverci. Alimento che tanto si consuma quanto poi possiamo riprodurre e rifondere dentro di noi. Di energia e di ricchezza ce n’è sempre.

In questo senso noi, soggetti, uomini e donne del desiderio, siamo potenti (cioè abbiamo benzina in corpo). Abbiamo il potere di diventare qualcosa di altro e di diverso da quello che siamo: questo è lo spirito della ricerca e l’anima del desiderio. La diversità che io porto a me stesso e che posso portare all’altro.

Desiderare è desiderare l’altro. Ed è desiderare di dargli soddisfazione, fino in fondo. Io non posso pensarmi io senza un altro o una alterità che mi chiama (e chiamiamola pure vocazione) alla soddisfazione reciproca. Questo è il senso e il contenuto della nostra salvezza. La ricerca ne è la strada.

Guido Savio

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