PENSARE CON LA PROPRIA TESTA
Se la mamma dice al proprio figlio: “Impara a pensare con la tua testa”, afferma una cosa importante. In quanto giustamente “allontana” il figlio da sé.
Se il padre dice al proprio figlio “Impara a pensare con la tua testa” è una affermazione altrettanto importante. In quanto manda il figlio per il mondo e gli indica la regola per regolarsi nel suo percorso.
Se poi entrambi i genitori dicono la stessa cosa al figlio, ma soprattutto fanno vedere che la loro relazione, il loro amore, si basa sul “pensare con la propria testa”, allora si tratta di eredità.
Il bambino ha davanti agli occhi la modalità di soluzione di ogni suo futuro e possibile problema: usare il proprio pensiero.
Perché usare il proprio pensiero è un dato di liberazione.
Liberazione prima di tutto dalla propria inibizione, che altro non è che inedia, o scarsa volontà, o scarso impegno. Capirlo è guarirlo. Perché per fare, prima di tutto bisogna sapere pensare.
Liberazione poi dall’altro, dall’eventuale sopruso che l’altro può commettere sulla nostra libera giurisdizione di governare il nostro pensiero. <
L’eredità è allora un insegnamento (non un lascito) che verte a mantenere la indipendenza del proprio giudizio nei confronti dell’altro e del mondo.
L’eredità è il funzionamento del pensiero che potrà permettere al bambino di difendersi dall’altro quando ce n’è bisogno o di avvicinarsi ad esso quando ne intende il vantaggio (reciproco) che gliene può derivare.
Ciò è possibile solo nella messa in cantiere del pensiero, del “pensare con la propria testa” che è strumento poi del fare, dell’agire su se stesso e sull’altro.
E’ Il pensiero, il suo uso come forma di eredità, che permette al bambino di non incappare nelle forme della dipendenza, e se per qualche motivo dovesse sperimentarne, tornare all’aperto il prima possibile.
Guido Savio