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IL SELF-LIKING DI BERNARD DE MANDEVILLE

Nella vita quotidiana Mandeville non si occupava di api ma faceva il medico a Londra dove si specializzò nella cura delle malattie nervose e dello stomaco (che poi è la stessa cosa). Le malattie nervose divennero, nei primi anni del ‘700 una vera e propria moda tanto che la melanconia veniva chiamato per questo motivo “la malattia inglese”.

L’ipotesi di Mandeville è che queste malattie abbiano una causa organica e dipendano dal cattivo funzionamento dello stomaco; ma a loro volta i disturbi dello stomaco dipendono da fattori psicologici. In altre parole Mandeville considerava le malattie ipocondriache e isteriche come vere e proprie piaghe sociali, tipiche delle persone che non hanno una vita sufficientemente impegnata nei problemi della quotidianità.

Il riferimento alla dimensione sociale della malattia nervosa assume per il nostro autore anche una rilevanza più ampia: l’ipocondria dell’uomo è vista infatti come una ipocondria politica, cioè la tendenza a lamentarsi senza una vera ragione dei propri governanti e della classe politica in genere.

Nel 1705 Mandaville pubblica la prima parte della sua famosa “La favola delle api” il cui succintissimo sunto è che, parlando della onestà e dell’alveare, “ogni parte era piena di vizio, ma il tutto era paradiso”. “Questa – continua Mandeville – era l’arte politica che reggeva un insieme di cui ogni parte si lamentava. Essa, come l’armonia nella musica, faceva acordare nel complesso le dissonanze. Le parti direttamente opposte si aiutavano a vicenda, come per dispetto”.

Dopo il conosciuto tentativo di Giove di moralizzare il tutto, tutto nella favola torna come prima. Cioè tutto cambia perchè nulla cambi. La favola si conclude con la morale: “smettetela dunque con i lamenti, soltanto gli sciocchi tentano di rendere morale un grande alveare (…) Frode, lusso e orgoglio devono vivere finchè ne riceviamo i benefici: la fame è una piaga spaventosa senza dubbio, ma chi prospera senza di essa?”.

E’ dunque più felice un alveare immorale, corrotto e opulento piuttosto che un alveare che persegue la onestà e la frugalità.

L’ironia di Mandeville si rivolge dunque verso chi teorizza la virtù e l’uso laico della morale, mentre egli esalta dall’altra parte chi cerca sempre nuovi mezzi per appagare i propri desideri.

Nel 1714 Mandeville pubblica la seconda parte della favola con il titolo che poi diventerà quello definitivo e più conosciuto: “La favola delle api, ovvero vizi privati e pubblici benefici”. Il tema fondamentale, quello del conflitto tra interesse egoistico e altruistico, è, secondo Mandeville, un tema mal posto in quanto è proprio “facendo il proprio interesse” che l’uomo politico “fa l’interesse della cosa pubblica”.

Solo apparentemente l’individuo esercita il controllo sulle proprie passioni e il dominio su di sè in vista del perseguimento del bene comune, ma in realtà non è mai libero dal proprio egoismo.

Dunque l’uomo politico, liberato dalla falsa idea della morale si accorge che proprio gli elementi ritenuti cattivi e odiosi, come l’egoismo e la vanità, sono poi quelli che gli permettono oltre che di migliorare la propria posizione, an di migliorare anche quella del popolo governato.

E’ quindi la predilezione di se stesso (self-liking), la parola chiave di tutta l’opera. E questo self liking è sia il motore dell’agire individuale che di quello pubblico, il cui beneficio ricade su tutta la società.

I vizi non sono allora forme di egoismo, ma strumento di sopravvivenza (specie di sopravvivenza politica), quindi le virtù private si tramutano automaticamente in pubblici benefici. “Solo allora i vizi privati, attrraverso l’accorta amministrazione di un politico capace, possono diventare benefici pubblici”.

Osservando quello che la politica ci sta offrendo in questi giorni difficili mi viene semplicemente ma amaramente da fare una riflessione e porre una domanda: “Signori, Bernard de Mandeville scherzava, non, faceva dell’ironia, forse faceva della satira politica!! Perchè lo avete preso così terribilmente sul serio?”

Guido Savio