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SQUILIBRATI

EQUILIBRIO E SQUILIBRIO NELLA FELICITA’

“SQUILIBRATI” (SULLA FELICITA’)

Dalla filosofia degli antichi noi abbiamo ereditato un pensiero di felicità, quello che afferma che essa consiste nella armonia tra anima e corpo. Armonia che è raggiunta nella condizione di appagamento e di pace. Massimo rappresentante di questo pensiero è Epicuro che nella sua “Lettera a Meneceo” (meglio conosciuta come “Lettera sulla felicità”) afferma che il vero piacere consiste nella assenza di dolore (e qui non si distanzia da Socrate che viene sciolto dalle catene), sia del corpo che dell’anima in uno stato di quiete assoluta.

Ancora Epicureo afferma che i desideri vanno assecondati solo nella misura in cui servono effettivamente ad alleviare sensazioni di dolore, dovendo stare bene attento l’uomo a non modificare il suo equilibrio interiore, provocando o disfunzioni o assuefazioni o dipendenze.

In sostanza felice, per Epicureo, è l’uomo che basta a se stesso e vive ogni momento della sua vita in forma compiuta, come se fosse la sua vita intera.

E’ tuttavia altrettanto evidente che noi uomini moderni siamo costantemente alla ricerca sì di un principio di costanza, di pace, di equilibrio ma che non ci riduca alla stasi, timore del piacere, a intendere come tentazione tutte le voci e i richiami che la vita ci propone e ci potrebbero portare fuori dall’equlibrio.

Noi dobbiamo anche lasciarci “squilibrare”, dalle nostre stesse passioni interne ma soprattutto dalle passioni che l’altro ci induce. Il nuovo è un richiamo per noi, certo, che sposta il baricentro della pace, ma che forse ce lo fa ritrovare in luoghi di noi stessi che non avremmo mai immaginato.

Guido Savio