Titolo Originale: Les deux consolés.
Traduzione: Fidelio Bonaguro.
Il dolore. Guarire dal dolore. E’ possibile?
VOLTAIRE
I DUE CONSOLATI
titolo originale: Les deux consolés
traduzione: Fidelio Bonaguro, febbraio 2003
Il grande filosofo Citofilo diceva un giorno a una donna addolorata, e che di esser addolorata aveva le sue buone ragioni: “ Signora, la regina d’Inghilterra, figlia del grande Enrico IV, è stata infelice quanto voi: venne cacciata dai suoi regni; rischiò di perire sull’Oceano tra le tempeste; vide morire sul patibolo il regale sposo. – Sono dispiaciuta per lei, disse la dama “; e si mise a piangere le sue proprie sventure.
“Ma, disse Citofilo, ricordatevi di Maria Stuarda: amava di tanto onesto amore un bravo musico che aveva una voce bellissima di basso. Suo marito le ammazzò il musico sotto gli occhi; e in seguito quella sua buona amica e buona parente, la regina Elisabetta, che si faceva passar per pulzella, le fece mozzare la testa su di un patibolo drappeggiato di nero, dopo averla tenuta in prigione per diciott’anni. – Fu una grande crudeltà, rispose la dama”; e di nuovo sprofondò nella sua malinconia.
“Forse avete sentito parlare, disse il consolatore, della bella Giovanna di Napoli che fu presa e strangolata? – Ne ho un ricordo confuso”, disse l’afflitta.
“E’ necessario che vi racconti, aggiunse l’altro, l’avventura di una sovrana che ai miei tempi fu detronizzata dopo cena, e che è morta su di un’isola deserta. – Conosco l’intera storia”, rispose la dama.
“E allora, vi metterò a conoscenza di quanto è successo ad un’altra grande principessa a cui ho insegnato la filosofia. Aveva un amante, come ne hanno tutte le grandi e belle principesse. Suo padre le entrò in camera, e sorprese l’amante, che aveva il volto tutto in fiamme e l’occhio scintillante come un carbonchio; anche la dama aveva il colorito arrossato. Il volto del giovane spiacque talmente al padre che gli appioppò il più enorme schiaffo che fosse mai stato dato nella sua provincia. L’ amante prese dal camino un paio di molle e ruppe la testa al suocero, che stentò a guarire e ancora porta la cicatrice della ferita. La fanciulla, sconvolta, saltò dalla finestra e si storse un piede; di modo che oggi zoppica vistosamente, benché d’ altra parte abbia un corpo ammirevole. L’amante fu condannato a morte per aver rotto la testa ad un grandissimo principe. Potete immaginare in che stato fosse la principessa quando l’amante veniva condotto alla forca. L’ho vista spesso quando era in prigione; non mi parlava d’altro che delle sue disgrazie. – Perché allora non volete che io pensi alle mie? – gli disse la dama. – E’ perché, disse il filosofo, non bisogna pensarci, e, giacché così tante gran dame sono state altrettanto sventurate, sbagliate a disperarvi. Pensate a Ecuba, pensate a Niobe. – Ah! disse la dama, se fossi vissuta al loro tempo, o in quello di tante belle principesse, e se per consolarle voi aveste raccontato loro le mie disgrazie, pensate che vi avrebbero ascoltato?”
L’indomani, il filosofo perse il suo unico figliolo, e fu sul punto di morirne di dolore. La dama fece compilare una lista di tutti i re che avevano perduto i figli, e la portò al filosofo; egli la lesse, la trovò estremamente precisa, e non per questo smise di piangere. Tre mesi dopo si rividero, furono stupiti di ritrovarsi d’umore tanto allegro. Fecero erigere una bella statua al Tempo, con questa iscrizione: A COLUI CHE CONSOLA.
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