Il pensiero di Padre. Ecco, il Padre risponde alle domande del figlio, a patto che il figlio, come sappiamo, faccia delle domande intelligenti, cioè soddisfacibili.
Il Padre è colui che risponde. Colui che non risponde mai di no, non dà mai un no categorico, ma sa lasciare (quasi come una eredità) all’interno del proprio no la indicazione alternativa per il figlio, gli indica ugualmente la strada. Sì vuol dire sì, no vuol dire “vai da un’altra parte”.
Il Pensiero di Padre è questo. Il Padre del no è il padre psicotico, quello del Presidente Schreber di Freud. Psicotico in quanto al suo no non faceva seguire un secondo tempo, una possibile alternativa. Il padre che ammala è quello che non dà indicazioni alternative. E’ quello del no categorico kantiano.
Il figlio deve passare per una strettoia se vuole ottenere la risposta, Freud la chiama castrazione. Si tratta di una momentanea “messa in attesa” perché dopo avvenga quello che deve avvenire, perché dopo il figlio sbocchi da qualche parte. La strettoia non è un pagamento, non è oblativa. Poi notiamo che la risposta, in riferimento alla domanda, ha un valore alquanto relativo: importante è formulare la domanda non tanto ottenere la risposta. La risposta ce la possiamo “sentire” noi dentro noi stessi nel momento in cui formuliamo la domanda. Il figlio della devianza (degli ultras, della discoteca, delle pere, dell’extasy e di quant’altro vogliamo metterci) è il figlio che non sa e non vuole domandare.
Dopo, uno che ha imparato a domandare, va a domandare da tutte le parti. Il padre gli ha detto di no, non importa, lui va a domandare da un’altra parte e poi da un’altra ancora. Gli orfani, quelli che riescono nella vita, ci insegnano questo. Il loro pensiero, anche in assenza di un padre reale è che c’è sempre qualcuno, da qualche parte, che è contento di quello che lui sta facendo. Questa è economia: nessuno mi dice un no definitivo, mortifero. Il desiderio mi dice che io vado da qualche parte, ma non necessariamente che devo, che devo arrivare da qualche parte. Il desiderio non è il traguardo sul Pordoi o comperarmi la Ferrari. Il desiderio è uscira di casa e incontrare questa o quella persona che con me porteranno il desiderio da una parte o dall’altra, anche indipendentemente dalla mia formulazione o dalla mia logica.
L’altro non è “programmabile” ma solamente “incontrabile”. Guai farsi prendere dal “dover desiderare”, la spirale del dover- essere è tanto compulsiva quanto (lei sì) mortifera.
Il vero autogol è dover desiderare ciò che desiderabile non è.
Vittorio Miotto